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Il trittico delle Canson dla piòla continua con "La piòla neuva vol. 1 e vol. 2" due dischi che contengono 33 canzoni nate dopo il 1965 sull'onda del successo ottenuto dagli spettacoli teatrali. Le nuove canzoni trattano argomenti di vita quotidiana e nascono come contributo alla salvaguardia del più genuino ambiente popolare torinese e come reazione all'assillo della vita quotidiana e dei suoi intricati schemi sociali. Queste particolari canzoni, nate da un vasto lavoro di ricerca capillare e appassionato fra il proletariato urbano, sono da considerarsi a tutti gli effetti come piolisticamente impegnate e lo dimostra tra l'altro la circostanza che vengono cantate oggi in tutti gli ambienti popolari, senza distinzione dagli antichi temi tradizionali.

  

La bela Pinòta

Le canzoni comprese in questa raccolta sono una significativa testimonianza della poesia popolare piemontese espressa in forma musicale. I 36 canti, documentati in questi due CD “Le nòste canson”, sono tutti di origine remota tramandati dalla tradizione orale, di generazione in generazione, e costituiscono un patrimonio ormai consolidato da approfonditi studi di valenti cultori del folclore quali: Costantino Nigra, Angelo D’Ancona, Giuseppe Ferraro, Oreste Marcoaldi, Alfredo Nicola, Leone Sinigaglia, solo per citare i più conosciuti.

LA BELA PINÒTA


«O Pinòta, bela Pinòta, inamorame mi son di voi

inamorame son l'aotra seira mentre j'era visin a voi.


O Pinòta, bela Pinòta na licenssa vorija da voi

la licenssa che mi vorija l'è da deurme na neuit con voi ».


« La licenssa l'è bele daita, quand che veule voi peule vnì,

vnì staseira verss ondes ore, pare e mare son andurmì ».


Ondes ore a bato e sono, gentil galant  a l'è rivà Iì,

con 'n pè pica a la porta: « Bela Pinòta vnì a durbì ».


« Son discaossa e 'n camisòla, per staneuit mi peuss pà vnì,

me papà l'è andait di fora, mia mama a deurm con mi ».


« Mi l'avrija mai pi cherdulo, mi l'avrija mai pi penssà

che na fija d' quindes ani a m'aveissa mincionà »